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Arriva in ritardo e con alcune difformità chiave il decreto italiano che recepisce la Direttiva Europea Single-Use-Plastic, meglio nota con l’acronimo SUP.
L’Italia ha recepito questa direttiva con il dgl 196 dell’8 novembre 2021, entrato in vigore il 14 gennaio 2022. Cosa prevede il recepimento italiano e in che modo non rispetta la direttiva europea?
Di fatto c’è stato un significativo ridimensionamento dell’impianto rigoroso previsto dalla normativa europea, che nella riduzione/eliminazione assimila senza distinzioni plastiche e bioplastiche per ridurre i rifiuti plastici monouso dispersi nell’ambiente e l’abuso di monouso in genere.
Il decreto italiano,viceversa, a causa delle azioni di lobby, prevede tre differenze chiave che vanno a modificare l’incisività della direttiva, facendola quasi apparire – la prova provata è il racconto che ne hanno fatto la maggior parte dei media nazionali – una normativa che comporta la sostituzione della plastica con la bioplastica, cosa che non è, tant’è che la Commissione europea qualche settimana fa ha contestato il decreto con una comunicazione ufficiale al Ministero dello Sviluppo economico, che avrebbe dovuto sospenderne l’entrata in vigore fino al 23 marzo 2022 per permettere ulteriori aggiustamenti, così non è stato e ora l’Italia rischia l’infrazione. Noi continuiamo a credere nell’importanza del riutilizzo per ridurre lo spreco di risorse e i rifiuti, e contrastare il cambiamento climatico.
Ecco le differenze chiave.
DEROGA PER LE PLASTICHE BIODEGRADALI E COMPOSTABILI
La prima riguarda un’importante deroga alla normativa europea sulla riduzione e l’eliminazione della plastica monouso.
Nella fattispecie l’allegato A della direttiva europea prevede la RIDUZIONE di una serie di articoli per i quali ha ritenuto – cosa da mettere alla prova – fosse difficile trovare un’alternativa riutilizzabile, quali tazze e bicchieri per bevande, inclusi i relativi tappi e coperchi e contenitori per alimenti e cibo da asporto.
L’allegato B della SUP prevede l’ELIMINAZIONE di una serie di prodotti plastici – ovvero il divieto di immissione sul mercato fatto salvo l’esaurimento delle scorte – di: 1. posate, piatti e cannucce; 2. contenitori per alimenti e bevande, tazze e bicchieri in polistirene espanso (più noto come polistirolo); 3. agitatori per bevande; 4. cotton fioc; 5. aste a sostegno dei palloncini: 6. sacchetti in plastica oxo-degradabile – ovvero contenenti additivi che consentono la degradazione delle molecole polimeriche in presenza dell’ossigeno ambientale – a partire dall’entrata in vigore del recepimento, nel nostro caso il 14 gennaio 2022.
A inficiare il contenuto dei due allegati, il decreto italiano ha inserito un comma, il n. 5 dell’articolo 5 che prevede un’eccezione alle “restrizioni delle immissioni sul mercato”, in base al quale il divieto vale per i prodotti di plastica “fossile” monouso ma non si applica ai “prodotti realizzati in materiale biodegradabile e compostabile, certificato conforme allo standard europeo della norma UNI EN 13432 o UNI EN 14995, con percentuali di materia prima rinnovabile uguali o superiori al 40 per cento e, dal 1° gennaio 2024, superiori almeno al 60 per cento”. Un eccezione non da poco, in questo modo l’usa&getta ritorna ad avere un ruolo centrale, anche grazie al fatto che consente di mantenere invariato un modello di consumo che prevede il monouso e non richiede sforzi per favorire il riutilizzo.
ESENZIONE PER PRODOTTI MONOUSO CON RIVESTIMENTI IN PLASTICA CON PESO INFERIORE AL 10% DEL PESO TOTALE
Il secondo oggetto del contendere è un’eccezione tutta italiana, che consente la messa sul mercato dei prodotti vietati con “rivestimenti in plastica aventi un peso inferiore al 10 per cento rispetto al peso totale del prodotto, che non costituiscono componente strutturale principale dei prodotti finiti”. Il che consente a molti prodotti che sarebbero stati vietati di tornare in campo.
CREDITO D’IMPOSTA ANCHE PER LA SOSTITUZIONE CON BIODEGRADABILE E COMPOSTABILE
Il terzo oggetto della discordia riguarda il credito di imposta che il decreto italiano prevede per l’acquisto di materiali alternativi alla plastica monouso, tra i quali comprende anche, nuovamente, la plastica biodegradabile e compostabile. In questo modo, puntualizza la Commissione Europea, si rischia di incentivare la sostituzione della plastica monouso con quella biodegradabile. In un meccanismo tutt’altro che circolare. “La direttiva invita inoltre gli Stati membri a rispettare con tali misure la gerarchia dei rifiuti – precisa nel documento – favorendo così la prevenzione, il riutilizzo, il riciclaggio e il recupero prima dello smaltimento. La Commissione ritiene che la misura che, invece di prevenire, promuove finanziariamente l’uso di un determinato prodotto di plastica monouso, sia esso biodegradabile (in quanto plastica ai sensi della direttiva Sup), e non il riutilizzo, il riciclaggio o il recupero, sia contraria all’articolo 4 e agli obiettivi della direttiva Sup”.
Noi concordiamo pienamente con la posizione della Commissione Europea in quanto riteniamo che solo con un profondo cambiamento dello stile di vita, dove venga progressivamente eliminato l’usa&getta, si possa davvero contribuire alla salvaguardia del Pianeta, per questo motivo, il 23 novembre scorso abbiamo lanciato RiC, Resta in Circolo, la piattaforma che vuole mettere in rete i diversi attori della filiera interessati a creare circuiti di riutilizzo. Contattaci se sei interessato a partecipare.